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Assegni si assegni no

08\09\2022 - la riforma del pre-ruolo è contenuta in un emendamento a firma Francesco Verducci (Pd) approvato di recente. Da un lato, scompare dopo 12 anni la distinzione tra ricercatori di tipo «a» o «b» prevista dalla legge Gelmini del 2010, a vantaggio di una figura unica di ricercatore "tenure-track" a tempo determinato; dall’altro, nasce il nuovo e garantito «contratto di ricerca» al posto del vecchio e precario «assegno di ricerca». Leggi.

 


RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UN COMMENTO CRITICO SUGLI ASSEGNI DI RICERCA, LADDOVE SI SOSTIENE L'USO DEL CONTRATTO DI LAVORO A TEMPO (IN)DETERMINATO

 

Il primo punto riguarda il razionale della richiesta/proposta (di utilizzare Assegni di Ricerca in luogo delle Borse di Studio, NdR), dove l'interesse di chi si dovrebbe formare viene messo in relazione con l'interesse del gruppo di ricerca di mantenere in piedi le proprie attività.

 L'interesse del formando non coincide con l'interesse del gruppo di ricerca se non sugli aspetti scientifici, ovvero sul tipo di attività che vengono svolte nei laboratori - che stimolano l'interesse del formando che si vuole specializzare. La ricerca, in termini di produzione scientifica e di competizione nazionale e internazionale per l'acquisizione di finanziamenti, ha bisogno di ricercatori e non di formandi. Per svolgere i nostri progetti dovremmo potere attivare dei percorsi di reclutamento interni e esterni come fanno in tutto il mondo, chiedendo (ai candidati) gli specifici titoli e le specifiche attitudini di ricerca; non abbiamo per forza bisogno di un 'vivaio' interno (costituito da assegnisti di ricerca, NdR) sulla base del quale selezionare i nostri ricercatori. Al contrario ciò di cui dovremmo dolerci è 1) del fatto che formiamo persone che poi se ne devono andare poiché non riusciamo ad attivare posizioni di ricercatore, e 2) del fatto che non siamo appetibili per i ricercatori all'estero, al massimo per gli studenti.

 

Il secondo punto riguarda il percorso.

 La legge italiana ha definito titolo necessario di eligibilità alla posizione di ricercatore un periodo dimostrato di ricerca (ad esempio: il dottorato) di almeno tre anni. Non si vede perché si debba inventare che, per accedere alla tenure track (verso una posizione da ricercatore a TI o a TD, NdR) dobbiamo prevedere (ulteriori) anni di formazione (post-dottorale, mediante Assegni di Ricerca, NdR).

 

Il terzo punto riguarda lo stipendio.

 Si propone di associare al periodo post-dottorale (detto assegno di ricerca, o perché abbia un suono internazionale "Assegno Post Doc"), di quattro anni, uno stipendio che potrà aumentare nel secondo biennio. Ovvero una persona che si laurea mediamente a 25 anni dovrebbe avere una borsa di dottorato (...), e a trent'anni aspirare a uno stipendio solo un po' più alto (non si definisce di quanto). Non si capisce sinceramente perché le stesse persone, che per la legge italiana potrebbero essere già assunti come ricercatori a TI o a TD (costo lordo circa 49000 euro), dovrebbero invece essere sottopagati per un periodo così lungo. (La tesi è che gli assegnisti di ricerca sarebbero discriminati, NdR), rispetto ai loro colleghi ricercatori a tempo indeterminato e determinato, che svolgono le stesse mansioni MA, BEATI LORO, guadagnano e godono di diritti, fiscali, prvidenziali e sociali (vedi prestiti bancari, mutui etc) molto diversi.

 

Il quarto punto riguarda la comprensione della Gestione separata.

 Gli assegnisti italiani oggi risiedono a pieno titolo nella gestione separata INPS, insieme alle collaborazioni coordinate e continuative. L'aliquota contributiva e' circa del 28% più un'aliquota aggiuntiva di circa lo 0,7% per maternità, degenza spedaliera, malattia; quella di un contratto da ricercatore, a TI o a TD, e' di circa il 35% (inoltre, per il lavoro a TI o a TD è previsto anche l'accantonamento del TFR, assente nella gestione separata, NdR). Questo implica che, ai fini pensionistici attualmente di tipo contributivo, non è uguale il contributo che i due regimi producono. Per quanto riguarda la maternità, (la cd Legge Bindi, NdR) regola la attribuzione dell'indennità economica (circa l'80% dello stipendio medio degli ultimi 12 mesi, per 5 mesi, NdR), sebbene abbia ALMENO  migliorato le condizioni di questi lavoratori - applicando il periodo di obbligo di sospensione dal lavoro con la possibilità di ricevere un contributo economico. (Le borse di studio invece si sospendono tout court, senza indennizzi, NdR).

 Ci sono molte donne che hanno usufruito della maternità definita dal contratto di lavoro come ricercatore (a TI o a TD), e penso che si possano verificarne le differenze. Non esiste tra l'altro - nella gestione separata INPS - un'indennità economica al periodo di allattamento (che invece è garantita ai lavoratori a TI o a TD, NdR). Aggiungo una considerazione : 1) stiamo parlando di donne che per età dovrebbero essere proprio nel momento ottimale per avere figli; 2) ma credete che chi si trova come assegnista di ricerca si senta POI tanto libero di avare un figlio ??? Sembra un po' strumentale parlare di diritto alla maternità come fattore che sostiene l'introduzione e l'utilizzo degli assegni di ricerca.

 
Conclusione.

 Credo infine che, a chi si forma e specializza, dovremmo soprattutto dare indirizzo di dove possano andare a trovare un buon lavoro e un buon curriculum da giocarsi; invece, per i nostri enti, dovremo chiedere di partecipare alle scuole di dottorato e istituire borse di studio erogate dall'ente per i meritevoli e poco agiati, come si faceva una quindicina di anni fa, e parallelamente chiedere di avere posizioni disponibili (a TI o a TD, NdR), per assumere nuovi ricercatori. Le statistiche dimostrano che il numero di ricercatori in Italia è largamente sotto la media dei paesi OCSE. Italia (dati dell'anno 2014): SOLO 4.5/1000 abitanti rispetto a BEN 16.1 della Finlandia http://www.airi.it/2014/07/spesa-rs-ricercatori-brevetti-paesi-ocse/.

 
Lettera firmata

 

 


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