Scienze

"L'Italia non è un paese per scienziati". La denuncia della  rivista Nature Neuroscience

Sulle norme italiane contro gli esperimenti sulle cavie, dopo le proteste degli animalisti

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Il taglio dei finanziamenti, le condanne dell'Aquila, il caso Stamina, la legge sulla sperimentazione animale. Sono tutti episodi con un minimo comun denominatore: l'Italia non sembra essere un paese per scienziati. Alla conclusione arriva un duro editoriale che la rivista Nature Neuroscience dedica al nostro paese. "La ricerca biomedica italiana sotto attacco" è il titolo dell'articolo, che parte scrivendo: "Gli ultimi due anni sono stati un periodo molto duro per gli scienziati italiani". L'editoriale prosegue citando la nuova "legge miope" sulla sperimentazione animale come "uno degli ostacoli insuperabili", capace di "minare alle fondamenta quasi tutta la ricerca biomedica del paese". E conclude puntando il dito anche contro gli scienziati, "colpevoli di non aver spiegato in termini adeguati i metodi e i fini della loro ricerca, facendo sì che false informazioni e sfiducia si diffondessero tra la popolazione".

Nature è un gruppo editoriale che ha sede a Londra e insieme alla rivista americana Science pubblica tutti i più importanti risultati scientifici ottenuti nel mondo. Nei suoi editoriali non è mai stata tenera con l'Italia. Lo scorso aprile ci ha accusato di avallare il metodo Stamina "usando i pazienti come animali da esperimento". Ma tra tante ombre, la rivista ha anche riconosciuto le nostre luci. Due giorni fa il direttore Philip Campbell era al Quirinale per consegnare i "Nature Award for Mentoring in Science" a tre importanti scienziati italiani, scelti per la loro bravura nel formare giovani allievi.

Michela Matteoli, premiata lunedì al Quirinale con due colleghi, fa ricerca sulle sinapsi del cervello all'università di Milano. Così prova a spiegare la contraddizione di un paese premiato per la bravura dei suo maestri ma additato (sempre secondo Nature Neuroscience) per "il profondo fossato che divide gli scienziati italiani dal loro governo". "La scienza in Italia ha delle punte di diamante nonostante i grandi ostacoli che la politica pone sul nostro cammino". Anche Campbell sottolinea la natura dottor Jekyll-mister Hide della nostra ricerca. "L'Italia sta diventando sempre più ostile alla scienza e agli scienziati, attraverso tagli dei fondi e restrizioni legislative. Questo non fa presagire bene per il vostro futuro economico". Eppure "il paese produce molti scienziati di valore mondiale. Spero che loro sentano la nostra solidarietà e che la corrente della politica viri in loro favore".
I venti che tirano per ora sono piuttosto di guerra. E dopo la giornata da tregenda vissuta dal centro di Roma lunedì, con i malati di Stamina che hanno versato il loro sangue di fronte a Montecitorio, un'altra giornata di battaglia è prevista per venerdì a Milano. Il gruppo "Animal Amnesty" ha organizzato una marcia verso l'Istituto Farmacologico Mario Negri, che utilizza animali per le sue sperimentazioni. Gli autobus degli attivisti partiranno da una decina di città. E dopo il precedente dello scorso 20 aprile, quando un gruppo di animalisti fece irruzione nel dipartimento di farmacologia dell'università di Milano liberando i topolini e un coniglio, questa volta la questura ha imposto il suo stop. "Per motivi di sicurezza  -  scrive Animal Amnesty su Facebook  -  non sarà possibile chiudere il corteo in prossimità dell'Istituto. Il punto d'arrivo è spostato a oltre un chilometro dal Mario Negri". "Lo scopo è quello di intimidirci, ma si otterrà l'effetto contrario".

La controversa legge sulla sperimentazione animale nasce da una direttiva europea del 2010. Nonostante Bruxelles vietasse ulteriori inasprimenti delle norme, l'Italia ha inserito vari emendamenti restrittivi. Il testo modificato è uscito dal Parlamento il 6 agosto ed è stato approvato solo in via preliminare (quindi non è ancora effettivo) dal Consiglio dei Ministri giovedì scorso. Prevede il divieto di allevare e di usare in laboratorio cani, gatti e primati (già oggi l'80% delle cavie usate in Europa sono topi e ratti) e obbliga a somministrare analgesici prima di ogni procedura, iniezioni incluse. La norma della legge 96 del 6 agosto 2013 che inquieta gli scienziati e che ha spinto Nature Neuroscience a parlare di "attacco alla ricerca italiana" è però un'altra: quella che "vieta l'utilizzo di animali per gli xenotrapianti".

Gli xenotrapianti sono trapianti di cellule od organi da una specie all'altra. Buona parte della ricerca oncologica oggi si svolge prelevando delle cellule dal tumore di un paziente e impiantandole nei topolini, per seguire nell'animale andamento della malattia ed effetto delle cure. "La nuova legge ostacolerebbe la ricerca di nuove terapie contro il cancro. Il problema riguarda gli xenotrapianti, ma anche i test di tossicità dei nuovi farmaci. In Italia un laboratorio su due, fra quelli che effettuano ricerca preclinica, vedrebbero il loro lavoro compromesso" spiega Pier Paolo Di Fiore, ex direttore dell'istituto di ricerca oncologica Ifom e professore all'università di Milano.

Contro questa eventualità, i ricercatori dell'associazione "Pro Test" hanno manifestato il 19 settembre a Montecitorio e hanno organizzato conferenze nei prossimi giorni in varie città. Tutti i direttori degli Istituti di ricerca oncologica in Italia hanno firmato la petizione della Federazione italiana scienze della vita. Un'altra raccolta di firme su www. salvalasperimentazioneanimale. it ha raggiunto 13mila adesioni. Il 29 novembre la sede del Cnr ospiterà il convegno "Spera - Sperimentare per curare" per trovare metodi efficaci di comunicazione del ruolo della sperimentazione animale. "In realtà ci siamo sempre sforzati, eccome di spiegarlo" dice Matteoli, che lavora nel dipartimento assaltato ad aprile. "Ma di fronte all'uso dell'emotività non abbiamo strumenti. I servizi in tv parlano di sperimentazione mandando in onda immagini di gattini maltrattati. Ma noi usiamo topi, e seguiamo fior di controlli e precauzioni, previsti già dalla legge attuale". E proprio la mancanza di "comprensione reciproca" fra cittadini, ricerca e politica, sottolinea Nature, è il tratto comune che lega tutti gli episodi degli "anni orribili" vissuti dalla scienza in Italia.
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