Le ragioni dietro la sperimentazione animale

Dopo l'incontro di ieri al Senato proviamo a fare il punto su quelle che sono i perché degli schieramenti pro e contro l'uso di animali nella ricerca

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(Foto: Getty Images)[/caption]

La legge sulla sperimentazione animale favorirà la ricerca clinica senza scrupoli sui pazienti: come dimostra la vicenda Stamina*, se non si consente di acquisire informazioni precliniche sulla sicurezza ed efficacia dei trattamenti, sussiste il rischio concreto che personaggi senza scrupoli sperimentino le loro pseudo-cure direttamente su pazienti e bambini. In questo modo l’etica medica viene fatta regredire a stadi di inciviltà: sulla base di ragionamenti apparentemente non violenti si ammettono come preferibile il dolore e le sofferenze umane, pur di non consentire ricerche su animali”.* Riassumere così l'incontro di ieri al Senato, Sperimentazione animale e diritto alla conoscenza e alla salute, citando le ragioni di chi cerca di confutare le teorie e le assunzioni degli animalisti, sarebbe mostrare solo una parte di un dibattito caldo e complesso che chiama in causa il futuro della medicina e questioni etiche e morali. Per questo, a partire proprio dall'incontro di ieri, proviamo a fare il punto sulle ragioni di chi si schiera contro o a favore della sperimentazione animale, e sui miti che si portano dietro.

Gli studi sugli animali sono inutili?È una delle critiche più ricorrenti da parte degli animalisti: gli studi sugli animali sono inutili, perché si tratta di organismi troppo diversi dall'essere umano, e non è necessariamente detto che quanto osservato su di loro valga anche per la nostra specie. Non è detto che se una sostanza non è tossica per l'animale non lo sia anche per l'uomo, e viceversa. Ma se è vero che il “miglior modello dell’uomo sarebbe l’uomo”, come riportato nella sezione a cura di Elena Cattaneo e Gilberto Corbellini del documento che riassume l'incontro di ieri al Senato, animali ed essere umano condividono geni, meccanismi e funzioni biologiche che fanno dei primi dei buoni modelli per capire quel che accade anche nella nostra specie, consentendo di fare deduzioni e predizioni. Casi come quello della talidomide mostrano, a tal proposito, che rigorosi studi sugli animali avrebbero permesso di evitare la nascita di così tanti bambini focomelici. Senza contare che, continuano Corbellini e Cattaneo “praticamente tutti i trattamenti in grado di curare o di lenire le principali malattie dell’uomo come i tumori, le malattie cardiovascolari, quelle neurologiche, infettive o genetiche continuano a derivare dalla ricerca sugli animali”.

Possono essere già usati metodi alternativi alla sperimentazione animale?Il principio delle 3R, ovvero quello del Replacement, Reduction and Refinement (sostituzione, riduzione e perfezionamento) in merito all'uso degli animali, incluso nelle norme che ne regolano l'impiego da parte della comunità scientifica, mira soprattutto alla ricerca di metodi alternativi da utilizzare per la ricerca. Metodi come le colture in vitro o le simulazioni al computer. Ma una cellula, o una coltura in vitro non può mimare neanche lontanamente la complessità e le interazioni di un intero organismo, tuonano i difensori della sperimentazione animale. Ma se questo è vero, rispondono gli animalisti, la diversità tra modello animale ed essere umano pone dei grossi freni alla possibilità di traslare i risultati da una specie all'altra, limitandone la reale utilità per l'uomo. Su questo, però, abbiamo già scritto sopra.

Come si giustifica tanta sofferenza degli animali?Indurre sofferenza negli animali, usate come cavie per indagare gli effetti di un potenziale farmaco, come recipienti di trapianti o come soggetti per stimolazioni elettroniche, è inutile e immorale, ammettendo la non trasferibilità dei risultati all'uomo. Alle ragioni degli animalisti, gli scienziati rispondono precisando che, per legge, l'utilizzo degli animali è limitato ai soli casi in cui non ci siano alternative, e che in questi casi le procedure scelte siano le meno dolorose e stressanti per gli animali. “Gli scienziati sanno da molto tempo che il benessere degli animali è essenziale anche per ottenere risultati più validi dagli esperimenti...e collocano questa sperimentazione necessaria nell’ambito di un obiettivo più alto: dare speranze concrete di spiegare curare le malattie umane”, riassumono Cattaneo e Corbellini.

Che fine fanno i diritti degli animali?Animali da una parte, essere umano dall'altra: è eticamente accettabile il sacrificio dei primi per il benessere dei secondi? No, secondo gli animalisti, per i quali animali e umani hanno gli stessi diritti alla vita e al benessere. Posizione del tutto confutabile, come scrivono Cattaneo e Corbellini: “siamo noi che attribuiamo agli an**imali dei diritti, mentre essi non immaginano che si possano rivendicare diritti, e non sono in grado di riconoscerli all’uomo, né a conspecifici. I malati e le persone emarginate godono invece di un diritto alla salute e a una decente qualità di vita che **sarebbe compromesso dal divieto della sperimentazione animale”. D'altra parte, scrivono da Telethon: “si può concretamente vivere coerentemente con questa posizione? Davvero è possibile evitare completamente cibi, farmaci, vestiti, ausili, che non abbiano comportato più o meno direttamente il sacrificio di animali?”.