Scuola

Basta ricercatori precari e largo ai giovani: in cattedra il Jobs act dell'università

Contratto a tutele crescenti anche per i ricercatori, più poteri ai rettori e un tetto alle tasse per gli studenti. La proposta del governo per gli atenei

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ROMA -  L'anno costituente dell'università, il 2015 per il governo, prevede atenei italiani più liberi, sburocratizzati, meglio finanziati e capaci di riprendersi nella ricerca i due miliardi che regaliamo all'Europa. La pietra costituente di un futuro disegno di legge, già detto "Buona università", è stata posata il 26 febbraio scorso, durante lo Youniversity. Lab. In autunno si attende il corpo di questa legge.

Dopo gli annunci a Repubblica Tv del ministro Stefania Giannini ("contratto università distinto dalla pubblica funzione"), ora sull'attesa "riforma dell'università italiana" c'è una prima bozza. Circola tra gli addetti ai lavori del Pd, alcuni docenti e ricercatori scelti, diversi rettori, e dice che, per esempio, oggi per la ricerca versiamo all'Unione europea sei miliardi e, a causa del numero minoritario dei nostri ricercatori (150 mila contro i 510 mila tedeschi), ne recuperiamo solo quattro. Perdiamo idee e ideatori, copyright e sviluppi industriali per due miliardi di euro.

La bozza della "Buona università" sono quindici pagine, gli allegati di studio molti di più. Nell'incipit c'è, appunto, "il Contratto unico per l'università", che non significa uscire dalla pubblica amministrazione, ma dare la possibilità al mondo accademico di non rispondere  -  viste le sue particolarità  -  a una serie di vincoli stringenti richiesti al resto dell'impiego pubblico.

Nelle nuove carte i vincoli oggi presenti sono definiti nel dettaglio. Un rettore per affidare un incarico a un esterno deve chiedere un parere preventivo alla Corte dei conti, e perde almeno sei mesi. Gli strumenti che il singolo ateneo deve comprare li decide il ministero. L'acquisto di un biglietto aereo per mandare un docente a un convegno deve passare dalla centrale unica Consip, costerebbe certo meno prendere un volo online. Via  -  dice la bozza della riforma  -  i limiti stringenti sui viaggi e la formazione. Il punto è che, spiega la senatrice Francesca Puglisi, "bisogna ridare autonomia vera agli atenei, imporre meno regole dal centro".

Lo "sblocca università" farà saltare  -  per esempio  -  il fermo del turnover degli insegnanti che ha asfissiato fino al 2012 i dipartimenti e ancora oggi li stringe parecchio: i docenti pensionati a lungo sono stati sostituiti in media uno su cinque, poi uno su tre. Via il meccanismo per cui ogni ateneo non può assumere se le spese del personale superano l'80 per cento dei costi totali e via i faticosi "punti organico": tutti meccanismi contabili di reclutamento che hanno prodotto l'invecchiamento precoce delle università italiane. Oggi il docente ordinario ha 51 anni, l'associato 44. Nel prossimo Documento di programmazione economica il governo annuncerà finanziamenti per l'assunzione di ricercatori e docenti. Il ministro Giannini ha già parlato di seimila ricercatori nell'arco di quattro anni.

Il liberi tutti  -  chi non riuscirà a tenere i bilanci in nero, però, ne risponderà ai revisori dei conti, al ministero delle Finanze, alla Corte dei conti  -  dovrà tenere in considerazione un diktat centrale certo: un tetto alle tasse universitarie, non più valicabile. Negli ultimi dieci anni sono aumentate del 63 per cento. Il "tax limit" entrerà in un più ampio paragrafo dedicato al welfare per gli studenti. Tutto da scrivere.

Capitolo centrale della riforma è quello sui ricercatori, definanziati e a volte allontanati dalla "240" del 2010, la legge Gelmini. Le tre figure oggi esistenti  -  assegnisti, fascia A e B  - , saranno ridotte gradualmente a una categoria unica "a tutele crescenti" che, come il contestato Job acts, porterà i ricercatori nell'arco di alcuni anni a un posto a tempo indeterminato. Sul piano della ricerca nazionale il governo vuole superare la frammentazione di centri ed enti in diversi ministeri (Università, Economia, Sanità, Agricoltura) facendo nascere un'unità di missione sul tema. Come per l'edilizia scolastica e il dissesto idrogeologico.

Il presidente dei rettori, Stefano Paleari, sulla Buona università dice: "Voglio credere all'anno costituente, nelle ultime cinque stagioni le università hanno perso 800 milioni e diecimila ricercatori". Il rettore dell'Alma Mater Ivano Dionigi sottolinea: "Abbiamo qualità straordinarie che non riusciamo a mostrare per colpa di un sistema burocratico e normativo". Riassume la Puglisi, in sintonia con la Crui: "Oggi le università non possono spendere neppure quello che hanno".

Il ministro Giannini attende di vedere i lavori del Pd scuola e, nel frattempo, sta varando il nuovo Fondo di finanziamento ordinario per la stagione 2015-2016. Sono poco più di sette miliardi (in linea con l'anno scorso) e prevede una quota premiale al 20 per cento (era al 18). Sarà presentato prima dell'estate. Il ministro, che tiene all'introduzione nella "Buona università" del prestito d'onore per gli studenti, intende anche rivedere l'abilitazione nazionale e introdurre il dottorato industriale.
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